Perché il vento era nero

Elias Vacca e Angela Simula dialogano con Savina Dolores Massa.

Il libro

Perché il vento era nero, di Savina Dolores Massa (Il Maestrale) _ Al centro esatto della costa occidentale della Sardegna, tra stagni, paludi, fiume e mare, sorge una cittadina chiamata Aristànis: plasmata in questa storia fuori da esatte coordinate temporali, e ben distante dalle narrazioni ufficiali, ma non per questo falsa. Non ci si stupisca dunque di incontrare la Giudicessa Eleonora d’Arborea, all’improvviso e in insolite vesti degli anni Settanta del ’900. E, tantomeno, di conoscere Gianmaria Esposito, un macchinista ferroviere responsabile di una strage di bambini in fuga sui binari proprio di fronte alla Villa seicentesca destinata a orfanotrofio da un certo Vandalino Casu, del quale ancora oggi tutti conoscono il nome in città e poco altro. E sarà mai esistita Suor Dolores degli Angeli, figlia di un luminare degli occhi e Direttrice dell’Orfanotrofio? Vera o inventata, lei prorompe nella storia come una manta di mare in cielo. Vola sopra la Villa degli orfani ancora respirante nonostante le sue macerie e la dimenticanza imperdonabile di una città intera. Ma saranno Tomaso e Lisabè, i soli sopravvissuti alla strage del treno, a smascherare le cecità dei viventi, con il loro amore tortuoso, condannato, ma necessario, affinché finalmente possa essere compreso tutto l’incanto di un occidente di Isola.